Nuovi ascolti - Oktopus Provance: "Underneath The Sun" (2019)

"L'anno 1866 fu segnalato da un bizzarro avvenimento, un fenomeno inesplicato ed inesplicabile che certo nessuno ha posto in dimenticanza. Per non dire dei rumori che impressionavano le popolazioni dei porti di mare e accendevano lo spirito pubblico nell' interno dei continenti [...] Da qualche tempo parecchie navi s'erano imbattute in alto mare con <<una cosa enorme>> un  oggetto lungo, fusiforme, alcune volte fosforescente e infinitamente più vasto e più rapido d'una balena.  

I fatti relativi a cotale apparizione, registrati nei diversi libri di bordo, convenivano con una tal quale esattezza circa la struttura dell'oggetto o dell' essere in questione, circa la velocità inaudita dei suoi movimenti, la meravigliosa potenza della sua locomozione e la vita speciale onde sembrava animato; s'egli era un cetaceo, avanzava in volume tutti quelli che la scienza aveva classificato fino a quel tempo. [...]"  

- Jules Verne, Ventimila Leghe Sotto ai Mari

Un viaggio "Ventimila Leghe Sotto ai Mari", senza però perdere mai di vista la luce del sole? Possibile, almeno - secondo la scienza - fino a 30-50 mt di profondità. Ma per arrivare dove vogliono portarci gli "Oktopus Provance", band romana nata nel 2012, dalla storpiatura angolofona di un piatto tipico provenzale, forse non bastano. 

Marco Cantele (voce), Michele di Mare (chitarra), Federico Chiarofonte (batteria), Cristian Terra (basso) e Luca Pisano (synth), narrano una storia chimerica e suggestiva. 

"Underneath the Sun" (2019), il loro secondo album è un viaggio intimo e personale alla scoperta di essa. Dalla superficie dell' acid rock, alle profondità dello stoner. Le influenze sono varie e riconducibili a gruppi domiciliati a cavallo degli anni '70 e '90 come i sicuramente molto presenti Black Sabbath (che con "Sweet Leaf" hanno recintato la zona del doom e dell' heavy metal a voler creare un nuovo genere), Sleep, Jimi Hendrix ma anche  Soundgarden e Pink Floyd. Proprio questi ultimi avevano immaginato un album "sott'acqua": Meddle (1971) che raffigurava un padiglione auricolare "sommerso" dalle increspature del liquido, quasi ad evocare le interferenze e i disturbi d'ascolto. 


Gli Oktopus sulla loro copertina (originalissima) ci mettono invece del materiale "alieno" proveniente dai fondali marini, come coralli che circondano un cowboy spaziale, intento a scrutare l'orizzonte. Ragazzo americanotto, che nell' album si presenta solo verso la fine, con una traccia dal sapore country che prende il nome di: "Space Cowboy", coi riff di chitarra montati su un cavallo che cammina lentamente, sollevando con gli zoccoli la polvere lunare. E in effetti mi giunge immediata la seguente riflessione: non sono, in effetti, i fondali del mare anch'essi estranei e dunque "extra-terrestri", a modo loro?

In questo album è molto chiaro fin dal primo ascolto, il confluire delle esperienze e sperimentazioni sonore dei vari attori presi in causa. Anche se generalmente "sperimentale" non è sempre conducibile ad un concetto di buon arrangiamento musicale, tanto da assumere una connotazione il più delle volte negativa, i nostri "polipi" o è meglio dire "polpi"? Riescono bene nel comunicare il loro storytelling e ci avvolgono delicatamente coi loro tentacoli molli per trasportarci in un cosmo ipnotico e tenebroso, ma mai troppo brutale. 

L'espressione stessa "Underneath the Sun" o in italiano "sotto al sole" / "alla luce del sole", se così vogliamo interpretarla, è molto emblematica, in quanto racchiude in sè una serie di significati intrinseci. In Inglese si usa dire: "we sat there for hours, talking about everything under the sun", che è un po' l'equivalente di quello che immagino quando ascolto questo disco. Dentro ci sento la spontaneità ritmica ancestrale, la volontà umana di fare e disfare per raggiungere un risultato concreto, come se la musica fosse la matassa di una rete da pesca che prima è aggrovigliata ma quando la si disfa è un piacere gettarla in mare per poi raccoglierla con i pesci dentro.

"Rock of the Plastic Ground" preannuncia l'atmosfera sospesa e rarefatta dell' intero album, come se ci trovassimo a galleggiare. Ha un sound molto grunge, ma è ammaliante e al contempo pericolosa: "She's the wolf hiding from the tree of life / devil's road / I'm so sick and confused / cannot breathe / cannot cry" canta Cantele con la sua voce tenebrosa. "The Seahouse keeper" ci fa scendere piano piano verso il basso, meglio non accelerare troppo la discesa subacquea o potremmo rischiare un' embolia. Questa canzone nel particolare, vive di una certa ambiguità, i riff ritmici sono sempre narcotici, frutto di un ottimo lavoro del basso di Terra e della batteria di Chiarofonte. In generale comunque anche i synth fanno un ottimo tappeto sonoro lungo tutto l'arco d'ascolto. "Black Flowers" ha un' interessante percussione da Africa nera che la rende "leggera", non so perchè mi fa tanto pensare a Sting, soprattutto nella parte introduttiva e nella mutazione repentina della voce di Cantele. Anche se nel finale riprende un po' di quell' ambientazione funesta che si presagiva poco fa. "Eclipse" romantica e strumentale (ottimo lavoro synth / chitarra) ci accompagna verso una più aggressiva "Active Generator" che ha una chitarra piuttosto arrabbiata, sembra un polipo che schizza inchiostro e sguscia via, richiudendosi su sè stesso, per poi svoltare a metà, riprendersi, rallentare e continuare a sguazzare in lontananza. Assieme a "The Map" è sicuramente la traccia più connotata e decisa all' attacco. "Sparks" messa dopo una traccia meditativa come "Ampersand" che è molto emozionante e lascia col fiato sospeso (o in apnea), risulta dal mio modesto punto di vista (ma è l'unica critica che mi sento di fare), più fragile e cagionevole, come una spugna di mare che al tocco cede un po'. Curiosa la chiusura con una traccia davvero carismatica come "Mambo Generation", in cui il polpo sembra ballarti attorno e incastrarti, divenendo a tratti "aggressivo" a tratti oscuro.

Ottimo concept album, adeguato ad un ascolto "d'ambiente". Consiglio di sentirlo in cuffia o con delle ottime casse e con le luci leggermente abbassate per godere a pieno della varietà sonora.

Voto 9/10

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